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La preistoria

e la storia

Dei Colli Berici

Le più antiche testimonianze della presenza dell'uomo preistorico nei Berici sono state rinvenute nelle grotte del versante orientale dei Colli, utilizzate come riparo da popolazioni seminomadi di cacciatori e raccoglitori: residui di fuochi e resti di animali cacciati e consumati, manufatti di selce e punte di giavellotto, denti di cervo e conchiglie forate.

Nelle vicinanze delle aree lacustri lasciarono le loro tracce i primi agricoltori e allevatori dei Neolitico (IV millennio a.C.): tazze carenate, scodelle e bulini a Fimon-Località Pianezze, vasi a bocca quadrata in ceramica fine a Villa dei Ferro nella Vai Liona e nell'insediamento di Fimon-Molino Casarotto, ubicato su un ramo prosciugato dell'antico lago. Nell'età dei Bronzo (il millennio a.C.) la Cultura di Polada privilegia le zone umide quali sedi d'insediamenti definiti un tempo "palafitticoli".

L'insediamento in località Pascolone e Ponte sulla Debba ha restituito boccali filatili monoansati, scodelloni carenati, fusaiole. Il Fondo Tomeliero ha rivelato resti pavimentali di capanne sorretti da piattaforme di tronchi, tazze carenate d'impasto fine con decorazione di tipo terramaricolo munite di anse a nastro, e due asce in bronzo ad alette. Dal IX secolo a.C., con l'inizio dell'età dei Ferro, si diffonde la cultura dei Paleoveneti. Popolazione indoeuropea proveniente dall'illiria, vive in villaggi di capanne, accanto alla caccia e alla pesca pratica l'agricoltura e l'allevamento del bestiame (bovini, capre, pecore, maiali, ma specialmente cavalli), lavora il legno, l'osso e il corno, si dedica all'artigianato del bronzo e della ceramica, sa filare e tessere, intrattiene contatti commerciali con il mondo transalpino e con gli etruschi.

I Veneti si raccolgono in luoghi di culto all'aperto, su alture, nelle radure dei boschi, presso sorgenti e fiumi, lungo le strade di maggior traffico, posti dove possono avvenire incontri e scambi. Con la costruzione della Via Postumia nel 148 a.C. l'influenza dei Romani diviene determinante tanto che nel 49-42 a.C. le città venete diventano "municipium", acquistano cioè la cittadinanza romana.

Reperti di questa età sono stati rinvenuti lungo le principali vie di comunicazione e nei centri ai piedi dei Berici: il cippo di confine a Lobia presso Lonigo, lapidi con iscrizioni a Lonigo, una base votiva in onore di Esculapio e la stele funeraria di Fortunio a Barbarano, materiali fittili e monete a Brendola. In seguito alla diffusione del cristianesimo, sorgono nei " pagi " romani le prime pievi o chiese battesimali: S.Maria di Barbarano, S.Mauro di Costozza, S.Felice di Altavilla, la pieve di Lonigo.

Dopo la caduta dell'impero romano e le prime invasioni barbariche, calano dalle Alpi i longobardi che, convertitisi al cattolicesimo, elargiscono privilegi a chiese e conventi. I Benedettini di San Felice fanno rifiorire l'agricoltura nelle valli paludose e nelle campagne abbandonate, "svegrano" boschi, danno impulso alle attività artigianali e dedicano chiese ai loro santi: S.Mauro a Costozza, S.Vito a Secula, Brendola e Noventa, S.Maiolo a Lumignano.

La dominazione longobarda (568-774) ha lasciato profonde tracce anche nella legislazione, nella toponomastica (Fara, Gazzo, Stodegarda) e nella diffusione dei loro protettori (S.Michele Arcangelo a Costozza, Villaga e Sossano, S.Giorgio a Toara e Castegnero).

In seguito alla divisione dell'impero carolingio e alle scorrerie degli Ungheri, il vescovo-conte riesce a riunire nelle proprie mani sia il potere religioso sia politico e ottiene dall'imperatore il privilegio di erigere castelli a protezione di chiese e borghi rurali a Grancona, Altavilla, Orgiano, Costozza, Valmarana, Nanto, Brendola, Barbarano, Zovencedo.

Con l'inizio dell'età comunale (sec.XII), Vicenza attira sotto la propria influenza i comuni rurali sottraendoli ai feudatari laici ed ecclesiastici, rivendica la propria libertà e si allea con le altre città contro il Barbarossa, costringendolo a riconoscere il diritto di autogovernarsi.

Ma presto si scatena la lotta tra le due fazioni cittadine facenti capo ai Vivaresi e ai conti Maltraversi, s'inaspriscono le contese tra Vescovo e Comune (il Vescovo sentirà la necessità di proclamare i propri diritti nel 1262 su Brendola e nel 1268 su Barbarano), e nella guerra contro Treviso e Padova il territorio è percorso da stragi e devastazioni. Parecchie località della Riviera Berica vengono saccheggiate, finché nel 1404 Vicenza, per non cadere sotto i Carraresi di Padova, fa dono di se stessa alla Serenissima, in cambio dell''integrità territoriale e giurisdizionale.

Inizia un periodo di tranquillità e di relativo benessere, interrotto dal periodico flagello della peste, da due tremendi terremoti e dai saccheggi provocati nel 1510-1513 dai passaggi alterni degli eserciti Veneziani e imperiali della Lega di Cambrai: di quest'ultimi le cronache riportano un'orrenda strage della popolazione civile sgozzata, arsa o soffocata nei Covoli di Costozza e Mossano.

Con la pace rifioriscono le attività (i lanifici, l''artigianato, l''arte della ceramica, l''estrazione e la lavorazione della pietra, l''allevamento dei bachi da seta) e prosperano i commerci.

Nel 1796, la Repubblica veneta non riesce ad opporsi al passaggio sul proprio suolo neutrale degli eserciti di Napoleone e degli Austriaci in lotta tra loro e questo sarà il preludio della sua fine. Con il trattato di Campoformio (1797), il Veneto è ceduto all'Austria, alla quale resterà legato, salvo una parentesi dal 1806 al 1813 e l''episodio dei 1848, fino alla terza guerra d''indipendenza (1866). Flavio Dalla Libera.